Finanziamenti ed incentivi per le Reti di Impresa
Oggi sono numerose le tipologie di finanziamento e di incentivi in favore della ‘produzione’ di Reti.
Le Banche italiane hanno messo a disposizione il proprio Know how per individuare gli elementi positivi che possono scaturire dall’adesione ad una Rete, favorirne il potenziamento e la crescita, introducendo in ambito finanziario modelli di consulenza ‘dedicati’, nuove offerte di credito su misura, mutui chirografari destinati a finanziare i costi per l’approvvigionamento dei beni e servizi.
Lo stesso dicasi per le Regioni; si guardi esemplificativamente alla Regione Lazio, che ha favorito la costituzione, l’avvio e il consolidamento delle Reti di impresa per la rigenerazione urbana degli ambiti territoriali interessati, la salvaguardia e valorizzazione del territorio, l’innovazione e il sostegno delle micro, piccole e medie imprese commerciali e il loro riposizionamento competitivo, attraverso il finanziamento – con risorse disponibili nel bilancio regionale 2022-2024 – di appositi programmi di sviluppo, elaborati dalle stesse Reti e presentati dai Comuni e dai Municipi territorialmente competenti.
Interventi a livello nazionale
A livello nazionale, tra i vari interventi v’è da sottolineare tra gli ultimi il decreto 28 aprile 2022 con il quale il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), per favorire investimenti nell’industria manifatturiera, ha destinato i primi 10 milioni di euro di finanziamento, su 200 milioni stanziati per l’intervento ‘Partenariati-Horizon Europe’ del PNRR ai bandi emanati nel 2021 nell’ambito della iniziativa europea Key Digital Technologies Joint Undertaking.
Il decreto ha valorizzato anche i “Progetti Marchio di Eccellenza”, ovvero quei progetti di ricerca e sviluppo delle imprese italiane presentati a valere sul programma quadro di ricerca e innovazione “Orizzonte Europa” che hanno ricevuto il marchio di qualità e che non sono stati finanziati per mancanza di un’adeguata copertura finanziaria.
Nel decreto viene data ampia valorizzazione alle Reti, tenuto conto che le imprese hanno potuto beneficiare delle agevolazioni presentando progetti anche congiuntamente tra loro.
Altrettanto noto è il piano nazionale del Ministero dello Sviluppo Economico ‘Transizione 4.0’, le cui azioni si traducono in incentivi e misure di sostegno alle imprese, in particolare tramite credito di imposta per investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione e design, beni strumentali e formazione 4.0; il Piano, infatti, si rivolge a tutte le imprese residenti in Italia o che abbiano insediato organizzazioni stabili in Italia pur non essendo residenti e non prevede limitazioni di forma giuridica, settore economico di appartenenza, dimensione, e regime fiscale di determinazione del reddito dell’impresa.
Di non trascurabile impatto è il disegno di legge delega A.S. 571, attualmente in discussione, in materia di revisione del sistema degli incentivi alle imprese e di semplificazione delle relative procedure, con l’obiettivo di razionalizzare il complesso delle norme vigenti in materia di incentivi alle imprese ed ottimizzarne la pianificazione e l’attuazione, assicurando un sostegno idoneo a supportare tutte le fasi di sviluppo di una impresa e specifici obiettivi per rendere maggiormente competitivo il nostro sistema produttivo.
Il DDL intende definire pochi strumenti e semplici e secondo quanto esposto nella Memoria di Confindustria per l’Audizione del giugno 2023, la revisione del sistema degli incentivi nazionali dovrebbe tener conto delle caratteristiche peculiari del tessuto produttivo e proporre anche semplificazioni amministrative e la premialità in favore delle imprese che hanno avviato meccanismi virtuosi di stabile collaborazione mediante le Reti di impresa; in questo documento, inoltre, si legge che – in presenza di opportune misure di incentivazione in favore delle filiere e del made in Italy – “andrebbe valorizzato l’accesso in forma congiunta agli incentivi, da parte di imprese aderenti a meccanismi di collaborazione formalizzata, come i già citati contratti di rete, per garantire adeguata trasparenza ed evidenza pubblica rispetto alla destinazione e alla fruizione delle agevolazioni”.
L’ampio consenso a tutti i livelli che hanno ricevuto le Reti, anche se non immediato, comprova che in qualunque mercato, la fiducia permette il progresso della società.
Diffidenze iniziali
Eppure nel 2009 quando il legislatore ha introdotto nel nostro sistema giuridico la nuova fattispecie delle Reti di impresa, molti hanno guardato con estrema diffidenza alla sua utilità.
Da un lato, infatti, si ritenevano sufficienti gli schemi aggregativi noti, come ad esempio i Consorzi, le ATI, le Holding od i Partenariati, in relazione ai quali la giurisprudenza aveva già consolidato uno zoccolo interpretativo esauriente; pertanto, il nuovo istituto avrebbe rischiato di dar luogo nell’ordinamento normativo e sociale ad una ‘disaffinità’, termine con il quale in botanica si suole genericamente esprimere l’incapacità di alcune piante innestate a funzionare come individui unici.
Dall’altro, poichè la disciplina concreta delle Reti era stata affidata alle libere determinazioni degli imprenditori e si temevano potenziali fratture del sistema, in antitesi con i principi di democraticità in ambito associativo e di solidarietà nella regolamentazione del lavoro.
La scommessa del legislatore, tuttavia, si fondava su di un ragionamento estremamente pratico, ovverosia, sul fatto che con la ‘saldatura’ e ‘l’innesto’, si andavano a stabilire nuovi contatti tra la pianta ed il nesto medesimo, che a ben vedere sono cruciali per l’attecchimento, con il risultato di ottenere una specie più evoluta e maggiormente resistente in condizioni avverse.
In realtà, poi, agli operatori altro non è stato conferito se non un potere di definizione ‘metrologica’ nella regolamentazione della Rete, in relazione agli obiettivi, metodi, mezzi e procedure da adottare per una corretta gestione della medesima ed attuazione del Programma.
Col senno di poi, il legislatore non aveva torto.
Secondo l’Osservatorio Nazionale delle Reti di impresa, alla data del 1 maggio 2021 le Reti ‘leggere’ erano 5.955, quelle dotate di ‘soggettività’ giuridica 1015.
In sostanza, la nuova fattispecie ha indubbiamente generato gemme innovative per lo sviluppo economico.
Se vuoi rileggere i precedenti articoli sulle reti d’impresa:
https://www.meplaw.net/internazionalizzazione-mediante-la-costituzione-di-reti-dimpresa/
https://www.meplaw.net/reti-di-impresa-fatturazione-e-fiscalita/
Avv. Cristina Flati
- Posted by Cristina Flati
- On 18 Luglio 2023