
Cittadinanza italiana iure sanguinis: stretta del governo sul riconoscimento per discendenza
Il decreto-legge sulla cittadinanza, recentemente convertito in legge, introduce una decisa stretta sul riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis, ovvero per discendenza da cittadini italiani. Una misura che ha già sollevato discussioni e preoccupazioni tra le comunità di italiani all’estero.
Il provvedimento nasce dall’esigenza – secondo quanto dichiarato dal governo – di arginare un uso considerato “esorbitante” del diritto alla cittadinanza da parte di persone di origine italiana che non hanno mai vissuto in Italia e che, in molti casi, non manifestano l’intenzione di farlo. In base alle nuove disposizioni, il riconoscimento della cittadinanza sarà subordinato all’esistenza di un “vincolo effettivo con l’Italia” da parte dei discendenti nati all’estero. La riforma mira anche ad allineare la normativa italiana a quella degli altri Paesi europei, tutelando il principio della libera circolazione nell’Unione Europea solo per coloro che mantengono un legame concreto con il Paese d’origine.
Un diritto storico, ma ora limitato
Il principio dello ius sanguinis è storicamente radicato nel diritto italiano, risalendo al Codice Civile del 1865, alla legge n. 555 del 1912 e, più recentemente, alla legge n. 91 del 1992. Finora, tale principio ha garantito il diritto alla cittadinanza a tutti i discendenti di cittadini italiani, senza limiti generazionali, purché non fossero intervenute cause interruttive nella trasmissione dello status civitatis.
Con la nuova normativa, invece, il diritto rimane riconosciuto solo a chi avrà presentato un’istanza amministrativa o un ricorso giudiziario entro la mezzanotte del 27 marzo 2025, o a chi abbia già ricevuto una comunicazione di appuntamento presso l’ufficio competente per la presentazione della domanda. A questi casi si applicheranno ancora le norme precedenti.
Le nuove condizioni per il riconoscimento
D’ora in avanti, per ottenere la cittadinanza italiana per discendenza, sarà necessario soddisfare requisiti più stringenti. In particolare, il diritto verrà riconosciuto solo se:
- uno dei genitori o dei nonni possedeva esclusivamente la cittadinanza italiana al momento della nascita del richiedente;
- uno dei genitori o adottanti ha risieduto legalmente e in modo continuativo in Italia per almeno due anni, dopo l’acquisizione della cittadinanza italiana e prima della nascita o dell’adozione del figlio.
Implicazioni e dibattito
Le nuove disposizioni segnano un cambio di rotta rispetto alla tradizionale apertura italiana nei confronti dei propri discendenti all’estero. Mentre il governo difende la scelta come una necessaria modernizzazione e armonizzazione con l’Europa, diverse associazioni di italiani all’estero hanno già espresso preoccupazione, temendo che la riforma possa tagliare i ponti culturali e affettivi tra l’Italia e le sue comunità diasporiche.

- Posted by Annalisa Crisci
- On 23 Maggio 2025